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#iosonoengaged

In un momento come quello che stiamo vivendo, con l’emergenza sanitaria che ci costringe a profondi cambiamenti e che dà spazio a un grande senso di incertezza sul futuro, possiamo cambiare le nostre abitudini e i nostri comportamenti dando un contributo fondamentale per limitare la diffusione del CORONAVIRUS.

Siamo tutti chiamati a essere “engaged”, cioè coinvolti attivamente e responsabilmente nelle attività di prevenzione.

Questo è il messaggio che abbiamo condiviso con EngageMinds HUB - Consumer, Food & Health Engagement Research Center, Università Cattolica del Sacro Cuore, promotore dell’iniziativa, e con altre Associazioni, per affrontare insieme, con piccoli spunti e riflessioni, questo periodo così delicato. Il VADEMECUM propone alcune indicazioni utili per gestire al meglio la normale sensazione di incertezza e preoccupazione che ognuno di noi può trovarsi a sperimentare in un momento in cui ci sentiamo fortemente preoccupati per la nostra salute e limitati nelle nostre abitudini quotidiane. Alcune “parole chiave” ci aiutano a riflettere  e ci aiutano a scoprire un nuovo modo di essere responsabili nella prevenzione e nella gestione della nostra salute, in una “nuova” normalità.

 

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Il “nostro” Max e il suo diario di viaggio con il Coronavirus

MassimoEh si…. mica potevo mancare …. dovevo assolutamente provare anche questa esperienza!

Così a marzo di quest’anno mi sono ammalto di COVID-19.

Sono un “Palinuro” di Piacenza, ho subito 11 interventi fra ricanalizzazioni, TURV e cistectomia, porto una stomia e ho uno stent al rene destro. 

Come tutti i contagiati ho iniziato con una bella polmonite, inizialmente restando a casa, con febbre alta (39,5° – 40°) per una settimana, curato con antibiotici dal sostituto del mio medico di base, anche lui finito in quarantena. Ma i giorni passavano e la situazione non cambiava.

Per mia fortuna, prestando servizio sulle ambulanze del 118 come volontario, avevo a disposizione un saturimetro, strumento diventato famoso con la pandemia, che misura la percentuale di ossigeno presente nel sangue: sono arrivato al 90% un valore assolutamente pericoloso, dato che si considera normale un valore compreso tra 96 e 100.

A quel punto ho chiamato il 118, e per mia fortuna in 10 di minuti è arrivata l’ambulanza: è stata proprio una mia compagna di tanti soccorsi, di servizio in quel turno, a provvedere immediatamente ad aiutarmi con 5 ATM di ossigeno.

Il momento dei saluti a mia moglie e alle mie bambine è stato molto difficile, mi rendevo conto che forse era l’ultima volta che le vedevo. Per i noti problemi di contagio, non avrei potuto avere contatti con nessuno in Ospedale. Mi hanno portato all’Ospedale di Piacenza, dove dopo il primo Triage al Pronto Soccorso mi hanno annunciato che avevo la polmonite interstiziale, fortunatamente i miei polmoni sembravano intaccati solo marginalmente e intravedevo quindi la speranza di salvarmi. Quelli erano i giorni di massima emergenza ovunque, quindi sono rimasto un giorno intero su un letto in una sala d’aspetto del PS, per poi essere spostato nel settore dedicato al Coronavirus nel reparto Oncologia, il cui primario, il Prof. Cavanna, è il medico che ha preso l’iniziativa di curare personalmente, casa per casa, i malati di Covid senza ricoverarli, somministrando farmaci antivirali. I giorni di ospedale sono particolarmente pesanti, ma per fortuna i miei sono stati pochi e con una guarigione progressiva e costante.

Voglio condividere la mia esperienza per darvi la misura di quello che hanno fatto, e ancora stanno facendo, medici e infermieri. Vi faccio un paio di esempi: la malattia genera una tremenda sensazione in bocca, come se fosse “foderata” di amarognolo, come se tutte le papille gustative non esistessero più. Noi pazienti scherzavamo spesso con il personale sanitario sulla qualità del cibo, e un pomeriggio un’infermiera ci annunciò che l’indomani avrebbe portato alcune caramelle per capire se potessero migliorare questa sensazione. E il giorno successivo questo “angelo” si è presentata veramente con due caramelle a testa come promesso! E’ stato un piccolo, ma importantissimo gesto: ci sentivamo tutti molto soli. Parlo al plurale, perché mi sono dimenticato di dirvi che anche mio suocero si è ammalato di Covid, ed è stato trasportato anche lui in Ospedale a Piacenza due giorni dopo il mio ricovero, anche lui ex malato di neoplasia, trasferito nella parte Covid del reparto di Oncologia. Quando questa notizia è arrivata alla direzione del reparto la prima cosa che hanno fatto è stata quella di metterci nella stessa stanza: un gesto di attenzione veramente grande, che ha dimostrato tanta umanità e attenzione al paziente.

Sparita finalmente la febbre, i parametri della saturazione si sono alzati e l’ossigeno è stato staccato per periodi sempre maggiori. Anche mio suocero migliorava gradatamente. Dopo 12 giorni di ospedale finalmente è arrivato il giorno di rientrare a casa; per l’ennesima volta, sono parecchio dimagrito e ho perso 15 kg, mi porto appresso l’ossigeno, ho ancora la bocca “foderata” e soffro di un prurito diffuso su tutto il corpo. Ho trascorso 15 di isolamento totale, come un carcerato, nella mia camera da letto: le uniche uscite permesse sono state quelle per andare in bagno; mia moglie, santa donna, mi portava da mangiare e da bere; le mie due figlie mi salutavano qualche volta velocemente dalla porta. Ogni giorno mi chiamava una dottoressa per conoscere le mie condizioni generali e la mia saturazione, finchè tutto si è risolto e finalmente anche il Covid se n’è andato. Anche per mio suocero, anche lui rientrato a casa sano e salvo!

Ho aspettato ancora in isolamento altri 10 gg prima di fare i primi due tamponi di controllo obbligatori, che per fortuna sono stati con esito NEGATIVO, quindi dopo altri 20gg è arrivata la liberatoria ASL che mi ha dato la possibilità di uscire dalla stanza da letto e ricominciare a vivere un po’ di normalità, nonostante fosse ancora necessario aspettare, come tutti, la fine del lockdown. Posso dire di avercela fatta anche questa volta!

Massimo


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